lunedì 17 maggio 2010

Dearborn, Michigan

Tempo fa avevo pubblicato sul settimanale svizzero AZIONE un pezzullo intitolato "Quel minareto in via Ford", in cui segnalavo alcune interessanti particolarità della nuova moschea di Dearborn, Michigan
(http://epaper.azione.ch/ee/azion/_main_/2009/07/06/027/azion-_main_-2009-07-06-027.pdf oppure http://bricioledamerica.blogspot.com/2009/10/il-minareto-di-via-ford.html).
Lo spunto me l'aveva fornito un prospettato nuovo articolo della Costituzione svizzera che, se accettato in votazione popolare, avrebbe introdotto il divieto di edificare nuovi minareti in territorio elvetico. Per chi non sapesse come sono andate le cose: l'emendamento costituzionale è stato accolto; in Svizzera non si potranno costruire nuovi minareti; i musulmani in terra elvetica dovranno accontentarsi dei (se ricordo bene) quattro minareti esistenti. Tradotto in densità: uno ogni 10'321 chilometri quadrati.

Oggi mi arriva dalla stessa Dearborn, Michigan, un'altra interessante notizia: una figlia di quella città alle porte di Detroit e sede della Ford ha vinto il concorso di Miss USA. La gentile signorina è libanese, immigrata negli USA da bambina e (a quanto pare) di famiglia mista cristiano-musulmana
(http://thelede.blogs.nytimes.com/2010/05/17/in-miss-usa-contest-a-novel-twist/)
Dearborn ha fatto festa. Quanto a me, non sono credente e non sopporto i concorsi di bellezza, ma mi associo ai festeggiamenti: l'America riesce sempre a sorprendermi. 

domenica 14 febbraio 2010

A camminare sugli Appalachi

Di questi tempi il "memoir" è un genere letterario che va per la maggiore, almeno negli Stati Uniti. Vende bene ma lascia assai perplessi, e fa un po' pena pensare agli incolpevoli alberi (forse degli Appalachi?) sacrificati per fini assai dubbi. 
Due perle recenti: Going Rogue di Sarah Palin (già candidata alla vicepresidenza, colei che alla domanda di Katie Couric di CBS News "Quali giornali legge?", dopo lunghi istanti di grave imbarazzo rispose "Tutti") e Still Standing di Carrie Prejean (Miss California, anni 23, qualche banale polemichetta alle spalle: ma che mai avrà da raccontare, a quella giovane età?). 
In occasione dell'uscita dell'ultimo memoir di dubbio spessore (Staying True di Jenny Sanford, moglie separata di un signore che ambiva a fare il Presidente) mi sembra opportuno riproporre un pezzo scritto e pubblicato su AZIONE nel luglio o agosto del 2009: parla di Appalachi, di un villaggio di nome Pickens - e del signor Sanford, ovviamente.


 

All'occhio svizzero, i monti Appalachi paiono un'interminabile teoria di gentili colline che solo a tratti meritano di chiamarsi montagne. La Storia li tratta però con rispetto, perché suppergiù tre secoli fa rappresentarono il primo serio ostacolo incontrato dai coloni nella loro lunga marcia a occidente. E poi, seppur timidi quando accostati all'Eiger o al Cervino, costituiscono un paesaggio magnifico, soprattutto in autunno, quando si annunciano da lontano con una grandiosa sinfonia di vivissimi colori.

E ogni tanto riescono ancora a far notizia. Come nel giugno di quest'anno (NdR: era il 2009), quando per una settimana sparì dal suo ufficio il governatore della Carolina del Sud Mark Sanford. Prima di fare le valige, Sanford (repubblicano di ferro tutto casa e famiglia e “valori”) aveva annunciato al suo staff: “Vado a camminare sugli Appalachi”, un passatempo assai popolare da queste parti, che aiuta a smaltire lo stress anche perché il cellulare, su per i monti, di regola non funziona.

E' inciampato, il buon governatore con aspirazioni presidenziali, non nelle asperità montagnose, ma sulla scaletta dell'aereo che lo riportava in patria, beccato dai reporter ficcanaso: se n'era andato dall'amante a Buenos Aires. Da quel giorno, in America, “camminare sugli Appalachi” ha un nuovo significato.

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“La promessa del domani insieme alla dignità di ieri”: lo proclama una scritta sul grande murales che accoglie il viandante nel centro di Buckhannon, una cittadina da diecimila abitanti ai piedi degli Appalachi. E si può ben capire il riferimento alla  “dignità di ieri”, perché allo scoppio della Guerra Civile la gente di queste terre prese la decisione storicamente e umanamente giusta, quella che vale la dignità: si staccò dalla Virginia schiavista, si unì al Nord, e creò il nuovo Stato della West Virginia. Con un motto che non ha bisogno di traduzioni e che non avrebbe sfigurato sul praticello del Grütli: “Montani semper liberi”, tant'è vero che non sono pochi gli emigranti svizzeri insediatisi nelle vallate degli Appalachi.

 (Buckhannon, WV)

Il problema di Buckhannon e di tutta la West Virginia sta nella prima parte della scritta del murales, la conclamata “promessa del domani”. Gli Appalachi hanno fornito e continuano a fornire legname, certo. Gli Appalachi hanno dato e continuano a dare carbone, a prezzo di immani fatiche, tragedie in miniera, e ora di spaventose devastazioni ambientali causate dall'ultimo grido in tema di tecniche estrattive: far esplodere la cima della montagna (o collina) e portar via il carbone messo a nudo. Ma, a parte carbone e legname, poco altro. Il risultato è che la West Virginia gareggia col Mississippi per il primato di Stato più povero dell'Unione.

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 (Pickens, WV)

A Pickens, West Virginia, non ci si passa per caso. Impossibile. Bisogna fortemente volerci andare, e in realtà non c'è nessun motivo per farlo. Oggi Pickens, affogata negli Appalachi, è il capolinea d'uno stretto nastro d'asfalto: più avanti, solo una ragnatela di sentieri sterrati, dove la segnaletica è inesistente, la cartina stradale impotente, e l'esperienza insegna che nemmeno il GPS t'aiuta. Eppure Pickens, a modo suo, è affascinante, è la struggente testimonianza di quanto – in America - “ieri, oggi e domani” siano parole da prendere alla lettera: ieri sei nato, oggi vivi e prosperi, domani muori. Come un fuoco d'artificio, l'esistenza di Pickens si è bruciata in tempi brevissimi, incomprensibili al viandante europeo: un secolo o poco più.
Fondato nella seconda metà dell'Ottocento, il villaggio ebbe un rapido sviluppo grazie all'industria del legname: per portarselo via dai monti, avevano fatto arrivare a Pickens persino la ferrovia (di cui oggi restano poche tracce sotto gramigna e rampicanti).

 
(Pickens, WV: l'ex stazione della ferrovia)

E con strada ferrata e business del legname in piena espansione, Pickens era cresciuta fino a millecinquecento abitanti. E a un certo punto della sua breve vita si era regalata – ce lo narra la storia ufficiale di Pickens, 280 pagine con rilegatura cartonata - “The Opera House”: sì, l'Opera. Certo, non sarà stata la Scala, ma era pur sempre la tangibile dimostrazione che gli affari tiravano, che la gente c'era, che i soldi circolavano, che il futuro era radioso. All'inizio del '900, accanto all'Opera House, Pickens sfoggiava ben quattro alberghi.

 
(Pickens, WV: Pickens Hotel)

Non è dato sapere quante stelle Michelin si meritassero; pare comunque che fossero un po' rumorosi e travagliati durante la fine settimana, quando l'alcol scorreva a fiumi, prima dopo e anche durante il Proibizionismo (la distillazione illegale è tradizione e vanto della West Virginia). Poi l'industria del legname entrò in crisi; la si sostituì con l'estrazione del carbone. Poi i filoni si esaurirono, la gente se ne andò, e per Pickens e l'Opera House e i suoi quattro alberghi fu la morte.
Oggi Pickens e i suoi venti o trenta abitanti resistono stoicamente tra gli Appalachi come fossero i Galli del villaggio di Asterix. A ricordare i fasti del passato resta – magnifico, struggente, irresistibile nella sua sconfinata malinconia – il Pickens Hotel. O meglio: ciò che è sopravvissuto alle sbornie e alle risse degli anni d'oro, e all'incuria degli anni di magra.

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(Pickens, WV: Pickens Hotel)

Dietro il Pickens Hotel m'imbatto in un uomo intento a prendere a martellate una vecchia parabola per la ricezione tivù. Si chiama Ronnie Sears, e mi dice d'essere il nuovo proprietario dell'albergo. Lo ha rilevato poco tempo fa, e – quando avrà tempo, quando ne avrà voglia, piano piano, una cosa alla volta – intende restaurarlo. Mi guardo intorno: alcune casette più o meno dignitose, una chiesa, un negozietto con annessa pompa di carburante, il capannone dei pompieri, l'ex stazione del defunto treno, una villa di lusso (“Ah, lascia perdere, quelli non parlano con nessuno.”). Fatico a intravedere l'urgenza d'un rinnovato Pickens Hotel. Ronnie si fa serio e mi spiega: “Con la popolazione mondiale in continua crescita, prima o poi qualcuno dovrà venire anche qui.”
A camminare sugli Appalachi, forse...

 
(Pickens, WV: Pickens Hotel)

Postilla per i miei compatrioti e per i più curiosi:
a camminare sugli Appalachi, ci si può anche imbattere nella Svizzera, e più precisamente "Helvetia", un minuscolo villaggio a cinque miglia da Pickens.
Di Helvetia, West Virginia (e di un suo straordinario personaggio) ho schizzato un breve ritratto per la RSI - radiotelevisione della svizzera italiana.
Il website di Helvetia ospita la versione originale inglese del filmato.