venerdì 9 ottobre 2009

Il Nobel per la pace a Barack Obama


(Ci raccontiamo storie per riuscire a vivere.
"We Tell Ourself Stories in Order to Live" - Joan Didion)

La mattina del 4 novembre 2008 ho accompagnato una signora di colore, Betty Kilby, al seggio elettorale di Cleburne, in Texas. L'ho filmata mentre deponeva la scheda nell'urna: un altro voto per Barack Obama.

Qualche giorno prima, nella sua città natale di Front Royal, in Virginia, Betty mi aveva raccontato la sua vita da ragazzina nera nel Sud, durante gli anni delle lotte per la desegregazione razziale. Una storia a tratti felice (papà aveva sfidato e sconfitto i bianchi della sua città), a tratti drammatica (all'ultimo anno di liceo, Betty era stata stuprata).

La sera di quel 4 novembre l'ho trascorsa con Betty, suo marito David (nerissimo pastore battista) e due loro amici di famiglia, anche loro di colore. 
In principio l'incredulità, lo stupore ai primi risultati, poi la loro gioia e l'improvvisato ballo di Betty all'annuncio della vittoria di Obama mi hanno raccontato una storia magnifica - che a mia volta ho cercato di raccontare alla tivù svizzera. 

( "Da Betty a Barack" / copyright RSI - Radiotelevisione svizzera - richiede RealPlayer)

(Betty Kilby all'entrata del suo vecchio liceo a Front Royal, Virginia)

Il 20 gennaio sono sceso anch'io al mall di Washington per partecipare alla cerimonia d'insediamento del primo presidente americano di colore. C'era un milione e mezzo di persone, forse due, tutte a sfidare il freddo per poter raccontare ai figli o ai nipoti - chissà quando, forse di fianco al caminetto - che quel giorno "c'eravamo anche noi".










 


Ci sembrava una bella storia, una di quelle che ti vuoi portare dentro per i momenti - tanti - in cui ti chiedi dove stia il senso delle tue fatiche, delle tue pene, delle tue rabbie, dei tuoi vuoti. Sai che è un po' favola, un po' illusione, un po' leggera ubriacatura da fatica e disperazione. Sai che nel grande schema delle cose, poco o niente cambierà. Ma vuoi viverla, vuoi ascoltarla quella storia, vuoi partecipare un poco, vuoi fartela ripetere. Dopo si dorme meglio.









 


Adesso alcuni signori tra Oslo e Stoccolma hanno deciso - come i bambini prima della nanna - che vogliono un replay di quella favola, un secondo atto della storia tanto bella. Ecco perché hanno attribuito a Barack Obama il Nobel per la pace. 
A me sta bene, io ci sto. Non voglio che questa storia finisca così presto.




(Washington, DC, 20 gennaio 2009: "Inauguration Day")



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